Giuseppe Barbieri progettò il Cimitero Monumentale di Verona come un grande recinto a pianta quadrata con un impianto architettonico neoclassico. Lo spazio dedicato alle sepolture a livello del terreno è delimitato su ciascuno dei quattro lati da un ambulacro, un grande corridoio coperto e circondato da un poderoso colonnato di ordine dorico.

Al centro di ogni ambulacro si stagliano i pantheon, particolari edifici che indicano i punti più importanti del camposanto. Il pantheon Resurrecturis coincide con l’ingresso principale del cimitero, mentre sul lato opposto si trova il tempio Piis Lacrimis, citazione del modello antico del Pantheon di Roma. L’edificio di sinistra, Ingenio Claris, ospita le spoglie dei veronesi illustri, mentre quello di destra, Beneficis in patriam, è dedicato ai benefattori della città.

I lavori di costruzione del sepolcreto si protrassero fino all’ultimo decennio del XIX secolo: i lotti di sepoltura, infatti, non furono realizzati simultaneamente, ma acquistati man mano che si rendevano necessari.

La struttura architettonica del cimitero e la rigida gerarchia secondo cui sono distribuite le sepolture forniscono uno spaccato delle condizioni sociali ed economiche delle famiglie veronesi a partire dall’Ottocento.

Le duecento tombe monumentali appartenenti alle più ricche e prestigiose famiglie di Verona si trovano nell’intercolumnio, in una posizione tale da garantire massima visibilità e protezione dalle intemperie.

Altrettante tombe si trovano a livello del terreno e sono addossate allo stilobate, il basamento su cui poggia il colonnato degli ambulacri. Sul retro di quest’ultimi invece sono posti i colombai, semplici loculi sovrapposti in sei ordini per parte destinati a ospitare le più modeste sepolture delle famiglie della borghesia locale.

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